martedì 16 maggio 2017

“Ci stanno massacrando. Dov’è il resto del mondo?”, lo straziante appello del dottore Siriano che dovrebbe farci vergognare di essere occidentali !!




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“Ci stanno massacrando. Dov’è il resto del mondo?”, lo straziante appello del dottore Siriano che dovrebbe farci vergognare di essere occidentali !!

Tiene in braccio due bambini siriani, arrivati in ospedale per aver riportato ferite nell'ultimo bombardamento di Talbiseh, una delle città più bombardate dal regime di Assad insieme ad Aleppo. Le parole urlate fanno rabbrividire e risuonano come un grido d'aiuto, gridato da mesi, ma anche anni. Il medico si chiede dove siano il resto del mondo, la comunità internazionale e gli altri mussulmani.



lunedì 15 maggio 2017

Il Prof. Berrino “Mangiamo merda e, grazie alla TV, pensiamo che è buona” – Il video censurato dal Web !!




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Il Prof. Berrino “Mangiamo merda e, grazie alla TV, pensiamo che è buona” – Il video censurato dal Web !!

Abbiamo cercato a lungo la versione ridotta di questo video dal titolo <<Prof Berrino “Mangiamo merda e, grazie alla TV, pensiamo che è buona”>> provateci anche Voi, scoprirete che, stranamente “non esiste più” …chissà’ perché.
Alla fine abbiamo trovato questo e ve lo proponiamo.
Il professor Franco Berrino dell’istituto dei tumori di Milano, ospite alla trasmissione “le invasioni barbariche” ci illustra le problematiche legate ad una dieta spazzatura.





sabato 13 maggio 2017

Questa è la grande industria – Gli allevatori Italiani costretti a buttare il loro latte nelle fogne perchè l’industria offre loro 18 centesimi al litro. E sugli scaffali dei supermercati troviamo solo formaggi fatti con porcherie provenienti dall’estero!



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Questa è la grande industria – Gli allevatori Italiani costretti a buttare il loro latte nelle fogne perchè l’industria offre loro 18 centesimi al litro. E sugli scaffali dei supermercati troviamo solo formaggi fatti con porcherie provenienti dall’estero!

Questa è la “storia” e il destino del latte prodotto in Italia. Latte di altissima qualità che viene buttato ogni giorno nei tombini o tra i liquami, perchè INVENDIBILE.
Da pochi giorni, scaduto l’accordo sul prezzo del latte, è partita la gara al ribasso, per cui ai produttori viene offerta anche la metà del prezzo di prima. E così sulle nostre tavole arriva latte straniero di cui non conosciamo l’origine e le caratteristiche.
Dopo le battaglie degli allevatori dello scorso autunno, il prezzo del latte crudo era stato fissato in 36 centesimi al litro. Il 31 marzo però i contratti con aziende e caseifici sono scaduti ed è ripartita la corsa al ribasso per acquistare la materia prima a prezzi sempre più stracciati. E nelle stalle è ripartita la protesta.



domenica 7 maggio 2017

Erri De Luca: stanno uccidendo il Made in Italy, preferendo il Merda in Italy...!



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Erri De Luca: stanno uccidendo il Made in Italy, preferendo il Merda in Italy...!




Erri De Luca, scrittore da sempre impegnato per l'ambiente e sui fronti della mobilitazione civica per la salvaguardia del territorio, in una intervista che vale la pena riascoltare. Si tratta di una puntata della trasmissione "Indovina chi viene a cena" andata in onda sulla Rai.
Le parole di De Luca fanno senz'altro riflettere.
Ecco l'intervista allo scrittore Erri de Luca, incontrato nella sua casa in campagna.



sabato 6 maggio 2017

Belli e… buoni: i 10 fiori commestibili da portare sulla tua tavola




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Belli e… buoni: i 10 fiori commestibili da portare sulla tua tavola


L’impiego dei fiori edibili nell’arte culinaria è noto sin dai tempi antichi, oggi invece pare sia rimasta prerogativa di chef stellati e cake designer. E se provassimo anche noi a sperimentarli in cucina?
fiori non sono fatti soltanto per essere ammirati e godere del loro splendido profumo: molti di essi possono essere anche mangiati! Sono capaci di aggiungere gusto ed un allegro tocco di colore ad un’insalata o anche ad un piatto più elaborato. È importante assicurarsi però che i fiori non sia stati trattati e che siano stati coltivati biologicamente senza utilizzo di pesticidi o altre sostanze chimiche e togliere stami e pistilli prima di consumarli, oltre a lavarli accuratamente. Ecco qui di seguito i 10 fiori che puoi aggiungere alle tue ricette!

Tarassaco. Questo umile fiorellino, spesso poco apprezzato, è perfetto sui sorbetti e nelle insalate. Le parti verdi della piantina inoltre sono ricche di antiossidanti e minerali: il sapore ricorda quello della rucola, lievemente piccante e amarognolo. I boccioli ancora chiusi ed i bottoni si possono conservare sotto aceto oppure in salamoia e utilizzare poi per insaporire i piatti.

Giglio. Questo fiore ha un sapore dolce e si può consumare crudo e nella realizzazione di torte. I tuberi possono essere bolliti e mangiati come delle patate. I boccioli del giglio sono una buona fonte di vitamina C e di carotene.

Garofano. Tanto bello quanto dolce: i suoi petali possono essere impiegati per aromatizzare il vino o per preparare un gustoso risotto primaverile o una zuppa a base di legumi. Contiene inoltre un’alta percentuale di potassio.

Ibisco. Può essere mangiato crudo, ma il modo migliore per consumarlo è realizzandovi un infuso: basta immergere una decina di fiori in una tazza d’acqua bollente. Si aggiunge del lime per insaporire e poi si può gustare, sia caldo che freddo, come bevanda dissetante.

Lavanda. Tutti noi conosciamo i suoi molteplici benefici nel campo della cosmetica ma questo tipico fiore provenzale può essere impiegato anche per insaporire il miele, per aromatizzare il sale, per  tisane aromatiche e per realizzare dolcetti profumati.

Nasturzio nano. Sia le foglie che i fiori di questa piantina sono commestibili: le prime hanno un sapore piccante e si possono aggiungere all’insalata, i secondi invece, oltre ad arricchire esteticamente un piatto sono perfetti sullo yogurt della colazione insieme alla frutta fresca e un cucchiaino di miele, per cominciare la giornata con una nota di colore.

Calendula. Questo fiorellino di campo che cresce spontaneo in tutta la zona del Mediterraneo può avere molteplici usi in cucina. I boccioli, ad esempio, si possono mettere sotto sale ed utilizzarli proprio come si fa coi capperi. Fiori, boccioli e fogli sono degli ingredienti perfetti nelle zuppe e nei risotti, aggiungendo i fiori tritati solo negli ultimi 5 minuti di cottura, in modo da conferirgli il tipico colore giallo, come se fosse zafferano.

Rosa. La regina dei fiori merita un posto anche in tavola: con i suoi petali si possono realizzare tante squisite ricette, come la marmellata di rose, il risotto alle rosegelatine e mousse, ma anche frittelle. I petali si possono anche glassare con lo zucchero e utilizzare per la decorazione di torte. Anche le gemme della rosa canina sono commestibili e contengono un elevato quantitativo di vitamina C.

Violetta. Dal sapore dolce ed aromatico, la violetta può essere consumata in insalatemacedonieyogurt o glassate per decorare dei dolci o per realizzare delle gelatine delicate.


Fiore di zucca. È il fiore commestibile per eccellenza, amato da grandi e piccoli. Lo si può mangiare sia crudo che cotto e può avere un retrogusto lievemente piccante. È un’aggiunta deliziosa per risotti e minestre, oltre che nelle salse per condire la pasta, ma la ricetta più apprezzata è sicuramente quella che lo prevede impastellato e fritto, magari ripieno, una vera bontà da proporre come antipasto primaverile.

 fonte: http://www.breaknotizie.com/belli-e-buoni-i-10-fiori-commestibili-da-portare-sulla-tua-tavola/

Gino Strada: “Mi piacerebbe che un Ministro della difesa, un anno dopo aver comprato un F35, venisse qui a dirci che cazzo ha fatto quell’F35″ !!


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Gino Strada: “Mi piacerebbe che un Ministro della difesa, un anno dopo aver comprato un F35, venisse qui a dirci che cazzo ha fatto quell’F35″ !!






Gino Strada: “Mi piacerebbe che un Ministro della difesa, un anno dopo aver comprato un F35, venisse qui a dirci che cazzo ha fatto quell’F35″ !!

Ferocissimo scontro tra Gino Strada e Mario Mauro sulle spese militari in Italia e sull’accordo con la Nato. Il medico di Emergency chiede polemicamente: “Chiedo all’ex ministro: ‘Da chi dobbiamo difenderci?’ E poi mi piacerebbe sapere che un ministro ad un anno dall’acquisto di un F35 mi spiegasse come è stato usato, dov’è”. Mauro ribatte: “Cina, Giappone. Ma noi esercitiamo un ruolo insieme ad altri. Noi pensiamo di poter gestire le vicende del mondo.
Le spese militari in Italia sono calate del 19%, a differenza degli altri Paesi. Negli Usa sono aumentate”. E aggiunge: “Noi non siamo schiavi degli Usa, siamo alleati”. Strada insorge: “La Costituzione dice che l’Italia rinuncia alla guerra, la cui decisione spetta solo all’Onu. L’Italia invece ha sempre ignorato le risoluzioni dell’Onu. La Nato non è niente. A cosa serve?”. E denuncia il servilismo nei confronti degli USA. Mauro non ci sta e si infuria: “Di cosa sta parlando? Parla di Afghanistan dove si uccidono negli stadi?”. La polemica dura svariati minuti, Santoro lancia la pubblicità, Mauro accusa Strada: “Stai zitto, fantasma!”. E il chirurgo di Emergency sbotta: “È come discutere con l’aspirapolvere, questo non sa nemmeno dove cazzo è l’Afghanistan”.
Una piccola nostra nota per sottolineare la mala fede di Mauro.
Paragonare la nostra spesa militare con quella di Russia e Cina, sottolineando che negli ultimi 10 anni questi ultimi la hanno aumentata di oltre il 100% mentre da noi sono state tagliate del 19% è di una mala fede incredibile. Mauro DOLOSAMENTE dimentica, infatti, che negli ultimi 10 anni lo stato ha tagliato le spese sociali (sanità scuola etc.) di oltre l’80% quindi molto più delle spese militari!! E poi come ci si può paragonare a Russia e Cina le cui economie, come ben sappiamo, galoppano !!


venerdì 5 maggio 2017

Così gli OGM brasiliani nutrono 700 milioni di maiali cinesi… E pensate che queste porcherie non arrivano sulle nostre tavole?



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Così gli OGM brasiliani nutrono 700 milioni di maiali cinesi… E pensate che queste porcherie non arrivano sulle nostre tavole?


Così gli ogm brasiliani nutrono 700 milioni di maiali cinesi

Carne, tonno, pomodoro… Dal Brasile alla Cina, viaggio nell’industria agroalimentare. Dove pochi produttori controllano filiere vitali


«I brasiliani usano le loro terre per produrre la soia che viene ingurgitata dai maiali industrializzati che la Cina ha importato dagli Stati Uniti; i cinesi usano le loro campagne per produrre il concentrato di pomodoro che verrà esportato in Africa o servirà da base al ketchup negli hamburger che i fast food come McDonald’s vendono in tutto l’occidente – e che stanno cominciando a spopolare in Cina. L’avanzata del modello sembra inarrestabile». Sono righe che danno un senso di vertigine, ma è tutto il libro I signori del cibo di Stefano Liberti a provocare stupore, indignazione, smarrimento.
E consapevolezza di quanto poco sappiamo delle grandi trasformazioni dell’industria agroalimentare. In estrema sintesi I signori del cibo è un libro su come globalizzazione e finanziarizzazione stanno cambiando l’industria del cibo. Il nodo sembrerebbe proprio questo. L’industrializzazione della produzione degli alimenti è fenomeno antico, almeno in occidente, ma globalizzazione e finanza hanno mutato profondamente le filiere e continuano ad acuire i processi più preoccupanti, ovvero concentrazione e sfruttamento delle risorse. Sempre più il cibo diviene una merce scambiata sui mercati globali da aziende che controllano tutti i passaggi della filiera.
Che tipo di aziende? Le cosiddette aziende locusta, gruppi che cercano di produrre al minor costo possibile e senza curarsi granché delle conseguenze sull’ambiente, sugli animali, su ciò che mangiamo. Liberti – non nuovo a libri di grande complessità, pensiamo ai suoi lavori sul land grabbing e sulle rotte dei migranti – ricostruisce questi processi attraverso un’inchiesta durata due anni, che lo ha portato in Paesi geograficamente lontanissimi – Brasile, Cina, Spagna, Stati Uniti, Senegal, Ghana, Italia – ma legati da rapporti economici stretti e ambigui, per guardare con i propri occhi cosa accade a uomini e animali, e per incontrare persone dai profili diversissimi, dai contadini brasiliani e ghanesi, ai pescatori di mille mari, ai broker di commodities alimentari, ai cinici manager delle multinazionali del cibo.
Per mostrarci gli esiti pratici di questi processi Liberti pedina la filiera di quattro prodotti – carne di maiale, soia, tonno in scatola e pomodoro concentrato. Ovvero la carne più consumata al mondo, il legume dalla crescita più alta, il secondo prodotto del mare più commercializzato dopo i gamberetti e il frutto più diffuso del pianeta. Che cosa scopre? Che il mega-mattatoio di Shuanghui, in Cina, può essere descritto come il simbolo della nuova industria del maiale: immensi e atroci stabulari di proprietà di pochi grandi gruppi quotati in borsa che hanno verticalizzato la produzione, e che controllano tutto il processo, con allevamenti da milioni di capi – spesso importati dagli Stati Uniti e dalla Gran Bretagna, che riescono a selezionare specie molto efficienti –, enormi impianti di macellazione e trasformazione e una grande rete di distribuzione.
Che va ad alimentare il più grande mercato del mondo, 700 milioni di maiali per un popolo che ha cominciato a mangiare carne con una certa costanza. Per cibare quei maiali ci si rivolge al Brasile. Oggi una rilevante parte del Mato Grosso è diventata monocolturale. Si coltiva soia ogm, milioni di ettari per tonnellate che vengono spedite in un Paese, la Cina, che fino a quindici anni fa non importava soia dall’estero, e oggi assorbe il 67% del commercio globale. La catena carne-soia, Cina-Brasile. Una catena controllata da pochi gruppi e, tra questi, la più grande azienda privata degli Stati Uniti, la Cargill, che ha un fatturato pari a cinque volte quello di McDonald’s e a quattro volte il pil della Bolivia o del Camerun.
E poi il tonno. Che Liberti ci racconta attraverso la voce dei pescatori, partendo dai pionieri della caccia al tonno tropicale, i pescatori baschi, per arrivare ai dolenti lamenti dei pescatori senegalesi, impoveriti da un’industria che vuole economie di scala, pescherecci ipertecnologici, e attori – in particolari thailandesi – che spesso agiscono fuori dai regolamenti internazionali. E infine il pomodoro, il concentrato di pomodoro. La Cina era un Paese che produceva poco concentrato di pomodoro. Oggi, dopo aver trasformato lo Xinjiang e i suoi enti para-militari in macchine per la produzione, è diventato il primo esportatore al mondo.
Con dinamiche apparentemente folli: si coltiva e trasforma in Cina e si spedisce in tutto il mondo, dove il pomodoro viene rilavorato e spesso esportato ancora una volta, a prezzi bassissimi, esiziali per mercati quali quelli africani. Le conseguenze di queste trasformazioni sono enormi e ambivalenti. Riguardano i modi della produzione, della commercializzazione, del consumo. Sembrerebbero esserci chiari vincitori e vinti, ma la realtà, così come in generale le conseguenze della globalizzazione, sono ambivalenti, contraddittorie. Si arricchiscono i grandi gruppi e i grandi produttori, e alcuni investitori, e in parte anche i contadini-trasformatori brasiliani, che escono da un’economia di sussistenza, e chi lavora nella filiera del pomodoro cinese.
Ma si impoveriscono i coltivatori di soia della Manciuria, messi fuori mercato dal Brasile, e i pescatori senegalesi, senza i capitali per metter su un’industria del pesce, e gli agricoltori del Ghana, e i piccoli produttori di diversi Stati africani. Gli effetti sulle risorse e sugli equilibri socio ambientali sono evidenti, il luogo della produzione e il luogo del consumo si allontanano sempre di più, si riduce la biodiversità, si stabilisce con l’ambiente un rapporto puramente estrattivo. Che fare? Liberti è consapevole della difficoltà di rispondere, trovare strategie, sa bene che filiere corte, bio, slow food sono risposte giuste e nobili ma spesso elitarie. Nel libro c’è una postfazione affidata alla campagna #filierasporca, che ribadisce i danni globali delle attuali filiere alimentari e invita a impegnarsi per la trasparenza e per un modello di sviluppo che protegga la biodiversità e rispetti il lavoro di uomini e donne.

fonte: https://www.greenme.it/informarsi/agricoltura/18860-multinazionali-multate-brasile-ogm